3 Motivi che hanno fatto Fallire Aziende profittevoli

Quali sono i motivi reali che hanno fatto fallire aziende che incassavano milioni di Euro? Pensa a questa frase…“Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti” 

Che rapporto che abbiamo col fallimento?

Brutto, vero? E se iniziassimo a considerarlo uno degli imprescindibili ingredienti del successo, le cose cambierebbero? Infatti, se nella nostra cultura il fallimento è considerato come qualcosa di negativo, sporco, da nascondere il meglio possibile, in altre realtà esso non è altro che il miglior modo (e forse anche il più veloce) di acquisire nuove competenze e apprendere quali siano gli errori da non commettere più.

Vi vogliamo raccontare di tre ragioni che sono state alla base di fallimenti grandi e grossi, di fallimenti che ci hanno mostrato come anche le aziende più forti del mondo non siano sempre in grado di produrre esclusivamente dei successi. L’intento è quello di riuscire a far pace con la possibilità di fallire nello sviluppare un proprio progetto o un’impresa, non sentendoci per questo in difetto nel desiderare di portare avanti nuove idee e ambizioni.

Il termometro del cambiamento

Chiunque faccia impresa dovrebbe avere sempre attiva una sonda di temperatura ben affondata nel proprio mercato di riferimento. Sebbene i cambiamenti in grado di imprimere nuove direzione a un mercato partano sempre da lontano, molte aziende si trovano sguarnite degli strumenti necessari a percepirlo e misurarlo.

 

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Se Blockbuster avesse avuto consapevolezza del cambiamento che internet stava iniziando a introdurre nel mercato del video intrattenimento, avrebbe forse iniziato a temere ciò che i signori Reed Hastings e Mark Randolph iniziarono a progettare nel lontano 1997. Certamente il colosso Blockbuster non avrebbe avuto difficoltà nell’acquisire o tarpare le ali della neonata Netflix che, all’epoca, proponeva ai propri utenti un abbonamento mensile con accesso ad un vasto catalogo online di titoli in videocassetta che consegnati agli utenti tramite posta e per un periodo di noleggio predeterminato.

Inutile raccontare di quanto costò al colosso Blockbuster questa madornale svista. Il fallimento non è sempre sinonimo di rovina, come può senz’altro dimostrare la storia dei fallimenti collezionati dall’uomo più ricco del mondo.

“Il mio più grande errore di sempre è stato non riuscire a creare Android in Microsoft” sono le emblematiche parole di Bill Gates.

Sebbene Microsoft abbia provato per anni a competere nel mercato degli smartphone con il sistema operativo Windows Phone, il ritardo che l’azienda aveva accumulato nell’iniziare a elaborare un SO efficiente, fu la causa del clamoroso fallimento di tale progetto. Anche in questo caso, l’azienda non fu in grado di identificare i driver di mercato su cui innovare, intendendo con “driver” quei fattori che spingono un mercato a crescere.

Simile è la storia legata a Microsoft Zune: un prodotto che superasse l’iPod e che chiaramente non riuscì nemmeno a intaccare l’egemonia di Apple nel mondo dei dispositivi per la riproduzione musicale. Secondo la Microsoft il motivo del fallimento fu che: “Semplicemente, non siamo stati abbastanza coraggiosi, e abbiamo finito per dare la caccia ad Apple con un prodotto che sebbene non fosse un cattivo prodotto, non dava un motivo reale per qualcuno per dire, ‘oh, devo uscire a comprarlo’”.

Estensioni di linea

Di che cosa si occupa la tua azienda? C’è un mercato parallelo al tuo che potresti pensare di aggredire con una piccola estensione della tua linea?

Beh, pensaci bene.

Anche Colgate (dentifrici, per intenderci) pensò bene a un certo punto di lanciare una linea di piatti pronti surgelati: giacché gli utenti normalmente utilizzano il dentifricio dopo ogni pasto, perché non provvedere anche a fornirgli quest’ultimo? Purtroppo la valutazione dell’azienda non incontrò la percezione del mercato, che proprio non riuscì ad apprezzare l’associazione tra i prodotti alimentari e il marchio leader nella produzione di dentifrici, costringendo l’azienda a dover ritirare i prodotti da tutti i rivenditori.

In questo caso non venne presa in debita considerazione l’associazione mentale che i consumatori avrebbero potuto fare tra un prodotto alimentare e l’igiene orale che, per quanto connesso ai pasti, appartiene a due categorie troppo distanti tra loro.

Il tuo pubblico è pronto?

Sebbene la storia dei Google Glass non è ancora terminata ma, il lancio della prima versione del prodotto fu un vero e proprio flop.

I Google Glass era(no) un wearable device costituito da veri e propri occhiali smart, con connettività internet, bluetooth, fotocamera, hard disk da 16gb, controllabile con comandi vocali e capace di catturare immagini e riprodurre contenuti multimediali d’ogni tipo (visionabili dall’utente come se fossero riprodotti su un monitor da 25 pollici situato a 2 metri di distanza dagli occhi). Nonostante il grande hype creato dal colosso di Mountain View a supporto del lancio di questo dispositivo, probabilmente non venne tenuto in considerazione l’aspetto “sociale” che questa tecnologia avrebbe coinvolto. Infatti, la capacità degli utilizzatori dei Google Glass di registrare video e catturare immagini semplicemente guardando qualcuno o qualcosa, venne considerata da molti come una possibilità estremamente invasiva per la privacy di chiunque.

Simile è la storia del panino Arch Deluxe di McDonald’s col quale, nel 1996, la celebre catena di fast food tentò di aggredire un pubblico non pronto ad apprezzare il prodotto. Infatti la volontà dell’azienda era quella di rivolgersi ad un pubblico più adulto con la proposta di un prodotto di maggior qualità e, conseguentemente, di costo maggiore.

McDonald’s ha commesso l’unico errore d’essere in anticipo di almeno dieci anni sul trend di proporre al grande pubblico uno stile di fast food di alta qualità, con la conseguenza che nel 2001 fu definitivamente ritirato dal mercato. Un fallimento che fece incassare all’azienda un colpo economico non indifferente: infatti si può tranquillamente parlare del panino più costoso di tutti i tempi se si considera che furono spesi oltre 300 milioni di dollari in sviluppo, produzione e marketing!

 

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